Il dottor Paolo Bellavite è tra gli Autori del Rapporto 16 dell’Osservatorio Internazionale Card. Van Thuan appena uscito a cui ha collaborato con lo studio dal titolo “Dall’omologazione ideologica al Covid alla dipendenza dall’OMS”, pp. 145-166.
Pubblichiamo qui un estratto dal suo articolo invitando tutti gli amici dell’Osservatorio all’acquisto del Rapporto.
L’OMS è un’agenzia dell’ONU, specializzata in questioni sanitarie, istituita con un trattato a New York nel luglio del 1946, con sede in Svizzera, a Ginevra. L’obiettivo dell’OMS, come precisato nella sua costituzione, sarebbe il raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute. Essendo agenzia delle Nazioni Unite, a stabilire le strategie, approvare il bilancio, eleggere gli organi esecutivi e il Direttore generale sono i suoi 194 Stati membri.
L’OMS nel caso della pandemia Covid si è comportata in modo fallimentare. Proclamò la pandemia a metà marzo, quando ormai i contagi erano diffusi in tutto il mondo da settimane e non diede alcuna indicazione per arrestarli, in attesa del vaccino “salvatore”. Il 7 luglio 2020 Donald Trump annunciò l’interruzione dei finanziamenti americani all’Organizzazione accusandola di errori nella gestione della pandemia e di aver insabbiato informazioni sulla diffusione del virus, arrivando a prefigurare la creazione di un’organizzazione alternativa in assenza di una radicale riforma dell’organismo. La misura annunciata sarebbe entrata in vigore il 6 luglio 2021, ma Joe Biden ha annullato la decisione nel suo primo giorno, ovvero il 20 gennaio 2021, tramite un ordine esecutivo.
Dopo la catastrofe dell’era Covid, l’OMS cerca di riguadagnare visibilità e partecipa ai programmi di “Salute globale” (“One Health”) escogitando nuove linee guida che poi dovranno influenzare le politiche nazionali e transnazionali a tutti i livelli, dalla salute all’ambiente. Apparentemente, si tratta di intenti utili, che dovrebbero portare ad un maggiore coordinamento in caso di “minacce globali” alla salute e all’eliminazione delle disuguaglianze che penalizzano gli Stati più deboli. In realtà, in nome della salvezza del pianeta e dell’umanità, chi stila i programmi e chi li mette in pratica ha l’obiettivo di sfruttare ogni occasione per disegni di potere e guadagni.
Si definisce “regulatory capture” il fenomeno della “cattura” dei regolatori (le autorità di regolazione) da parte dei soggetti regolati con la conseguente perdita del carattere di imparzialità del soggetto regolatore. Di fatto l’Assemblea mondiale della sanità, massimo organo decisionale dell’OMS, non assicura più la funzione di indirizzo e coordinamento delle attività di sanità internazionali come previsto dalla Costituzione dell’OMS. In poche parole, l’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata “catturata” da soggetti privati con interesse a sfruttare tale organismo a fini propri. Se i privati rispondono a propri interessi, anche gli Stati membri spingono l’uso dei fondi sulla base delle loro priorità geopolitiche o settoriali, influenzati a loro volta da potenti lobby economiche. Gran parte dei fondi OMS finiscono nella lotta alle malattie infettive tramite i vaccini, benché oggi la massima parte della morbilità e mortalità a livello mondiale sia determinata da malattie croniche circolatorie, neurodegenerative e cancro.
Il problema principale sta nel fatto che l’80% circa del bilancio dell’OMS è costituito da contributi volontari vincolati alle priorità o a progetti definiti dagli stessi donatori. Solo l’11% del totale delle risorse a disposizione dell’OMS è costituito da contributi obbligatori degli Stati Membri di cui l’OMS può disporre liberamente secondo i suoi scopi. Vi è poi una varietà di organizzazioni private e partenariati pubblico-privati. Tra le prime figurano le fondazioni che si autodefiniscono “filantropiche” – di cui la Fondazione Gates fa la parte del leone (13% dei contributi volontari, pari al 10% del bilancio totale) – e il settore privato dell’industria farmaceutica multinazionale.
Oltre ai contributi diretti delle case farmaceutiche, c’è la cosiddetta Alleanza GAVI per le vaccinazioni, che emette delle obbligazioni il cui utilizzo è vincolato alla diffusione dei vaccini nei paesi a risorse limitate e i cui proventi tornano agli investitori man mano che le nazioni “aiutate” divengono capaci di rimborsare i costi dei vaccini erogati.
Sarebbe diminutivo credere che le strategie OMS si limitino alla diffusione di vaccini. In realtà, tale organizzazione è parte di un ampio disegno di impostazione globalista, che vorrebbe imporre un tipo di società basato sull’innovazione tecnologica “verde”, sull’estremo ambientalismo già caro al WEF e sul controllo della popolazione mondiale. Le emergenze sanitarie sono presto collegate alle emergenze climatiche e ambientali, in un crescendo di preoccupazioni. Nel sito del WWF si legge: “Gli aspetti più immediati della crisi ecologica che stiamo vivendo sono quelli immediatamente collegati alla nostra salute e al nostro benessere. L’aver seriamente alterato il 75% degli ecosistemi terrestri e il 66% di quelli marini sta portando a galla in maniera esponenziale una serie di rischi per la nostra salute”.
Anche questo tipo di strategie a lungo termine sono condotte però “sotto traccia”, in nome del benessere, della salute, della filantropia. A tal fine è affiancata dalla “Fondazione OMS” nel cui direttivo siedono rappresentanti di big pharma e la consigliere-capo del direttore generale dell’OMS Tedros Ghebreyesus una ginecologa etiope, Senait Fisseha. Basta una breve ricerca per scoprire che Fisseha è anche la fondatrice del Centro internazionale per la formazione sulla salute riproduttiva (CIRHT), che si definisce come un “Centro che forma gli studenti dei paesi in via di sviluppo su come condurre aborti”. Quanto qui riportato potrebbe bastare a illustrare come la OMS sia impegnata per la tutela della “salute” del mondo intero.
Venendo all’attualità, nell’Assemblea Mondiale della Sanità del maggio 2024, gli Stati membri sono stati chiamati ad esprimersi su due risoluzioni: una per approvare gli emendamenti agli attuali Regolamenti Sanitari Internazionali, l’altra per adottare un Trattato pandemico. Se approvate nelle versioni originali, avrebbero conferito nuovi poteri all’OMS con una sostanziale cessione della sovranità nazionale degli Stati membri in tema di salute. I risultati sarebbero, tra l’altro, di aumentare a dismisura i costi dell’OMS, trasferire potere decisionale in materia di salute al Direttore generale dell’OMS, consentire di dichiarare continue pandemie (anche potenziali o presunte) che possano giustificare più vaccini, passaporti comprensivi di dati sensibili e digitali, espandere i programmi vaccinali anche a centinaia di prodotti in rapidissimo sviluppo nonostante un’efficacia discutibile e seri effetti avversi.
Paradossalmente, mentre si dichiara di volersi preparare a nuove pandemie, si stimola la proliferazione di biolaboratori (in Italia sarebbero previsti uno per regione!), pur esistendo il fondato sospetto che la pandemia sia originata dalla fuga da un laboratorio. Ma di questo neppure si fa parola. Piuttosto, il Trattato si propone di contrastare “disinformazione” e “incitamento all’odio e alla violenza”, giustificando la censura e la propaganda sui media e internet. L’indebito abbinamento di “incitamento alla violenza” e “disinformazione” è solo un espediente per imbavagliare il dibattito e censurare l’informazione non allineata. Anche l’Europa ha varato un nuovo regolamento (2022/2371 del 23 novembre 2022) sulle “gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero” che comprende sorveglianza epidemiologica, monitoraggio, allerta precoce, acquisto di vaccini e piattaforme digitali integrate fra i vari Stati. Intenti che sarebbero lodevoli se non fosse per i rischi insiti nelle forme di identificazione e controllo e la gestione dei dati personali, già messe in atto nella pandemia Covid.
Grazie alla notevole mobilitazione internazionale, cui ha partecipato anche la società civile italiana tramite comunicati e prese di posizione Commissione Medico-Scientifica indipendente (CMSi), di molte associazioni di cittadini e di mezzi di informazione liberi, il Trattato non è stato finora approvato, mentre sussiste il rischio che alcune norme liberticide rientrino tramite le clausole del “regolamento sanitario internazionale” (RSI). Alcuni punti del RSI meritano di essere messi in evidenza: il potere del Direttore Generale è ampliato fino a risultare monocratico, non sono rispettati gli standard minimi per la protezione dei diritti umani, non sono regolamentati i conflitti d’interesse degli esperti né il ruolo degli sponsor, sono ancora spinti i “vaccini” a RNA modificato, nonostante le evidenze di danni gravi, e la ricerca di laboratori biologici, ignorando i rischi che provochino epidemie e pandemie. Il dibattito sui RSI è tuttora in corso e c’è ancora un po’ di tempo prima che entri in vigore. La storia della “resistenza” alle false emergenze e ai trattati pandemici è ben riassunta in un recente libro di Raffella Regoli e i numerosi documenti emanati dalla CMSi sono reperibili nel rispettivo sito.
Paolo Bellavite, estratto da “Finis Europae: un epitaffio per il vecchio continente?, 16mo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo, Osservatorio Cardinale Van Thuân, Cantagalli, Siena 2024, Euro 16.
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